Amati discepoli ma soprattutto amatissime pecorelle, ci siamo! L'ho desiderato intensamente, poi ho indagato per capire se foste propensi anche voi e la vostra risposta positiva sulle Instagram stories mi ha convinto fosse giunto il momento giusto: è nato Jenus Holy Fans, alleluja! Alleluja!
Innanzitutto, avere una "zona franca" mi consentirà finalmente di rendervi partecipi di tutte quelle idee malate che mi gironzolano per la testa da anni ma che non sono mai riuscito a esprimere. Non perché non ne avessi voglia, sia mai. Tanto meno è stata una questione di mancanza di energie o di tempo, che per quanto siano giudici insindacabili delle nostre esistenze, sarebbero stati pure gestibili (soprattutto in periodo di lockdown). Il più grande antagonista del mio estro è un'altro: Zuckenberg.
Ovviamente non lui in quanto individuo, che non sa e con buona probabilità non saprà mai della mia esistenza - ça va sans dire - ma quanto la sua creatura più famosa e ciò che rappresanta. Il che è molto paradossale, dal momento in cui se siete qui a leggermi è perché esistono i social network, al netto di tutti i bellissimi discorsi si potrebbero fare sul ruolo avuto dal "credere intensamente in sé stessi" e dintorni.
Se quel 7 Febbraio del 2012 non avessi deciso di pubblicare le mie prime tavole su Facebook, oggi voi non conoscereste le mie vignette, le mie idee, i miei fumetti e tutto ciò che ruota attorno al mio mondo. Tanto meno conoscereste me.
Oddio, è pur vero che oggi come oggi è possibile arrivare alle luci della ribalta in tanti modi più rapidi, tipo tirando fuori l'uccello in diretta tv dietro l'inviato di Mentana, nel bel mezzo di una maratona LA7. Cosa che a dire il vero sono sempre in tempo a fare, intendiamoci. Però è nei fatti: Jenus è figlio di quel momento storico in cui il boom dei social network ha cambiato completamente il paradigma di ciò che significa "farsi conoscere".
Io e molti miei colleghi siamo stati i precursori di questa realtà, ne abbiamo sfruttato i benefici e abbiamo vissuto sulla nostra pelle (digitale e non) la diffidenza percepibile da parte di una falange di fumettisti "vecchio stampo". Pochi e molto rumorosi, devo dire, dal momento in cui i veri "maestri" hanno continuato a vivere la loro professione più o meno incuranti di noi o nel migliore dei casi con grande accoglienza.
Sono passati dieci anni, e mi perdonerete la banalità ma sembra veramente sia iniziato tutto ieri, per lo meno nello spirito. Fisicamente no, manco per niente. Sono più grasso, con più barba (irrimediabilmente bianca) e ho una meravigliosa figlia di due anni e mezzo che corre abbastanza veloce da ricordarmi costantemente che ho già 41 anni.
Ma lo spirito resta integro, ed è voglioso di trovare sfogo qui dentro come non era mai riuscito a fare prima.
Quello con Facebook è diventato un rapporto d'amore&odio nel momento in cui i suoi capoccia hanno deciso che i gattini pubblicati dalla zia boomer dovessero avere prevalenza su contenuti come il mio. Tutto lecito, sia ben chiaro, però è un fatto che le ripercussioni sul mio lavoro siano state tangibili e spesso insostenibili.
Il fantomatico e tanto discusso algoritmo che dieci anni fa consentiva di arrivare in poco tempo alla stragrande maggioranza della fanbase già un'ora dopo la pubblicazione, oggi è talmente penoso da rendere ostico persino coprire 1/4 dei follower senza ricorrere a delle sponsorizzate.
Per chi non lo sapesse, è quella funzione attraverso la quale Facebook e Instagram (da qualche anno anch'esso di proprietà di Zuckenberg) consentono di aumentare la visibilità di un contenuto semplicemente pagando. Una visibilità il cui pregio è essere targetizzata per età, zone geografiche, etc... e non il risultato di una pesca a trascico.
Sentita così parrebbe una manna dal cielo ma in realtà è stata una fucilata per chi - potendo vantare di numerose condivisioni organiche (l'uomo della strada le definirebbe "spontanee") tutto aspettava tranne che dover spendere forzatamente per ciò che prima aveva gratuitamente. Ribadisco per i meno attenti: TUTTO LECITO. Esattamente come è lecito da parte mia decidere che non mi sta più bene sottostare a questa dinamica, se non risolvendo almeno cercando di controbilanciare.
Il fulcro del mio astio crescente verso la piattaforma Facebook risiede però in un altro aspetto: la spada di Damocle del ban, che pende sulla testa di chiunque si occupi di satira e dintorni. In realtà ultimamente pende un po' su tutti, ma converrete con me che per un privato che utilizza i social solo per mero diletto il ban prolungato non ha gli stessi effetti che ha su chi - come il sottoscritto - certi strumenti li utilizza per lavoro.
Il ban è lo spauracchio di ogni content creator, soprattutto da quando il controllo automatico ha totalmente surclassato quello umano.
Il problema dei bot è che per quanto si siano evoluti nel tempo continuano a essere incapaci di cogliere il contesto e l'uso dell'ironia, spazzando via a priori termini, espressioni, battute e immagini allusive.
A dar loro manforte ci sono le segnalazioni da parte di cattobigotti e altre categorie di benpensati, dediti a scandagliare il web alla ricerca di qualcosa per cui indignarsi.
Insomma, una ricetta perfetta per rendere la vita professionale (e quindi anche privata) impossibile per noi volgari intrattenitori satirici.
Tempo fa tutto questo poteva essere materiale utile per tirare ancor di più acqua al mio mulino, ma oggi no. Oggi i danni superano i benefici.

Queste le motivazioni principali che hanno portato alla nascita di Jenus Holy Fans, assieme a diversi altri punti che potete trovare nella sezione Dogmi e che vi invito a leggere prima di sottoscrivere l'abbonamento. Perché il sito non si limita al blog, che vi credevate? Con una cifra più che ragionevole potrete accedere a tutti i contenuti esclusivi del sito, come un vasto archivio di Pillole (incluse quelle bannate dai social), Pillole e ministorie speciali partorite apposta per Jenus Holy Fans e che rimarranno sempre e soltanto qui dentro, un podcast, e tanto altro ancora. L'ho detto e lo ribadisco: è il nostro Quartier Generale, il nostro santuario, il nostro Vaticano.
È la casa del Signore, e la porta è sempre aperta.
Don Alemanno