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Male ha fatto la RAI a rescindere il contratto di Orsini

"La decisione della Rai di non procedere al contratto con il prof Orsini è giusta. Confronto delle idee si ma senza retribuire stabilmente opinionisti filo Putin. Il servizio pubblico è legato al vincolo del canone pagato dai cittadini", scrive su Twitter il senatore Pd Andrea Marcucci.

NO NO NO NO NO NO NO NO. Un milione di volte NO.


Potremmo discutere sul fatto che la cifra di 12mila euro per sei puntate di Cartabianca fosse esagerata, ma già in quel caso sarebbe necessario stabilire i parametri di questa valutazione. Un professionista, sia esso un professore, un artista o un metalmeccanico ha diritto di contrattare il cachet della propria partecipazione, e l'azienda - per lo meno su carta - accetta sulla base dell'importanza che viene data alla sua partecipazione e dunque al conseguente share che ne seguirà.

Tutto questo, devo dire, non lo trovo particolarmente interessante né tanto meno importante, in questo contesto.


Ciò che non mi piace per nulla, anzi mi preoccupa, è che un contratto in essere venga messo in discussione sulla base di valutazioni meramente ideologiche.

Il 95% delle parole dette dal prof. Orsini nelle ultime settimane - a Cartabianca come a Piazzapulita su La7 - non solo non mi hanno convinto ma sovente mi hanno disgustato. Una valutazione, questa, che mi è sorta non perché mi sia svegliato una mattina immaginando di essere un esperto di geopolitica, ma perché - contrariamente a chi Orsini lo idolatra per partito preso solo per il suo curriculum - mi sono preso la briga di spendere molto, molto tempo per ascoltare anche le "altre campane". E le altre campane, non meno autorevoli di lui, mi hanno convinto molto di più e anzi mi hanno fatto comprendere quanto aberranti fossero alcuni principi di cui i discorsi di Orsini erano pregni.

Ebbene, tutto questo non ha alcuna rilevanza ai fini della mia valutazione di questo episodio. Orsini aveva tutto il diritto di parlare, e soprattutto farlo a Cartabianca in forza di quel contratto. Si poteva decidere di non rinnovarglielo, certo. Ma di certo annullarlo è stata una mossa inaccettabile in una nazione che può vantare uno Stato di Diritto.


Anche asserire che Orsini sia "filoputiniano" è pretestuoso. Lo considero incoerente e altamente inadatto alla divulgazione di concetti di geopolitica in contesti diversi da quello universitario, come prova il fatto che ogni sua opinione è correlata da orde di sostenitori che spendono tempo a spiegare cosa INTENDESSE dire nei vari interventi.

Nessuno sente il bisogno di spiegare cosa intendesse dire Alberto Angela la mattina dopo una puntata di Ulisse. Ogni intervento di Orsini invece necessita numerose specifiche, e fioccano le accuse di "estrapolazione" di singole frasi dei suoi discorsi, che a detta dei fan stravolgerebbero il senso reale di ciò che dice. Peccato che poi ogni discorso completo peggiori esponenzialmente la situazione, rendendo determinate frasi ancora più gravi.

Ciliegina sulla torta, l'emotività che trapela nei momenti in cui parla: non so voi, ma io di un esperto e autorevole analista che quando argomenta palesa una paura fottuta per ciò che sta accadendo, non mi fido. La paura e l'analisi sono due cose che non possono e non devono avere nulla a che fare l'una con l'altra, perché la prima annulla l'attendibilità della seconda. Non ho voglia di spiegare troppo perché, i motivi li considero talmente scontati ché risulterei offensivo a considerarvi incapaci di comprenderli da soli. Al netto di tutto questo e delle mie inutili considerazioni sul personaggio, sulla sua agitazione e sulle sue idee, non esiste alcuna prova del fatto che sia filoputiniano.


Il problema delle puntate di Cartabianca in cui era presente Orsini non è Orsini di per sé, bensì l'assenza di un contraddittorio vero, forte, ad opera di qualcuno adatto a ribattere alle sue affermazioni. Ad opera di un Dario Fabbri per la geopolitica, ad esempio. Andrea e Mauro Gilli per le questioni militari, ad esempio. Un prof. Adriano Palma per spiegare quanto aberranti siano dal punto di vista anche meramente filosofico, certe argomentazioni di Orsini. Le possibilità ci sono, ma non sono mai state prese in considerazione perché la narrativa del terrore dell'atomica, oggi, sta funzionando. È solo ed esclusivamente un fattore di comunicazione atto ad aumentare lo share, né più né meno. In televisione funziona di più un Orsini terrorizzato che implora tutti di capire che Putin è troppo forte e raderà al suolo l'Ucraina, piuttosto che un Mauro Gilli che ti dice chiaramente che in un'ora la flotta russa nel Mar Nero sparirebbe se la Nato intervenisse davvero e un first strike da parte della Russia verrebbe quasi totalmente annientato, oltre al fatto che per ragioni strategico-militari sarebbe un vero e proprio suicidio per Putin.

Altre campane, che purtroppo funzionano poco in tv. Allo spettatore della prima serata piace tremare di paura, e piace sentire discorsi benaltristi. Piacciono i patetici "e perché, gli Stati Uniti!?!". Questa è la triste, tristissima realtà che io e altri content creator - nel nostro piccolo - cerchiamo di fronteggiare facendovi presente che esistono altre voci, non meno autorevoli di Orsini.


Il professore ha affermato che noi occidentali siamo tanto schifosi quanto Putin, e che dovremmo trattare perché tra schifosi ci si intende. L'enorme bug di questa formula è che lui si dimentica (o finge di dimenticare) che se lui fosse russo, in una tv russa, col cazzo che potrebbe dire "noi siamo schifosi quanto gli occidentali".


Gli facciano continuare a dire certe amenità in Rai ma con un vero contraddittorio.

Ché al netto delle indiscutibili cagate che l'Occidente (sia esso rappresentato dagli Usa, o dalla Nato tutta, o dall'Ue) può aver combinato in passato, i diritti di cui oggi godiamo rendono le nostre democrazie migliori della Russia di Putin.

Esatto, migliori. Non "perfetti", non "impeccabili". MIGLIORI. Non vi piace come affermazione? Sticazzi, è fattuale. MIGLIORI, senza dubbio.

Il lavoro che faccio non potrei farlo, in Russia. Orsini ciò che dice non potrebbe dirlo, in Russia. E questa è una differenza che dovremmo tenerci ben stretta.


Giù le mani da Orsini.



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