Come disse una volta Alfredo, elettricista di Casalpusterlengo: "io odio le citazioni". Perciò eviterò di tirare in ballo Bertold Brecht (la cui produzione è ricca di idiozie tanto quanto di intuizioni interessanti) per il suo "beati i popoli che non hanno bisogno di eroi". Stavolta calzerebbe a pennello, ma non lo farò.
Mi limiterò a far notare quanto l'attivismo per i diritti delle minoranze, siano esse riconducibili al mondo lgbt(etc...) o a gruppi etnici di varia natura, sia talmente fuori controllo ormai da diventare esso stesso il più acerrimo nemico dei diretti interessati. I quali, se mai ce ne fossimo dimenticati, sarebbero coloro che certe discriminazioni le vivono sulla propria pelle e che non avendo bisogno di accrescere la propria visibilità se ne guardano bene dallo scrivere certe PUTTANATE che sto leggendo in queste ore.
Veniamo al punto: Drusilla (se in questi giorni non avete imparato chi è significa che non avete Internet e quindi non state leggendo questo post) sale sul palco di Sanremo e fa quello che ci si aspettava facesse. Lo fa bene, intendiamoci, è intrattenente quanto basta e decisamente sciolta, cosa non semplice per chi sale per la prima volta sul palco della kermesse più importante del Paese. Applausi meritati, a posto così.
Forse a molti di voi interessa, ma a me - vi piaccia oppure no - che sia maschio, femmina, drag queen, gay o ultra-cis-mega-etero NON ME NE FOTTE NULLA. Niente, zero.
Non ho mai dato e non darò mai un punto di merito in più o in meno a nessuno per il suo orientamento sessuale o qualunque sfumatura sia riconducibile a quell'ambito. Non mi interessa, lo trovo aberrante.
In queste ore vedo che invece lo sport nazionale preferito è quello di fare "cara cara" in testa al personaggio di Drusilla come fosse un cucciolo di yorkshire che ha saltato il cerchio con annessi dei simpaticissimi fiocchetti rosa. "Brava Drusilla, prendi il biscottino!". Probabilmente quando da piccolo mi rifiutavo di recitare la poesia di Natale in piedi sulla sedia, di fronte a duecento parenti seduti a tavola, era perché avevo già capito quanto violenta e deprimente fosse questa necessità di utilizzare il prossimo a mo' di pokèmon. Per fortuna i miei genitori percependo il mio disagio non insistevano, anzi mi proteggevano di fronte alle insistenze altrui. E io oggi, memore di quelle sensazioni negative, mi mordo la lingua piuttosto che calcare la mano con mia figlia per farle fare la giullare a tutti i costi. A volte son stato sul punto di cadere in quel tranello mentale, perché quello dell'orgoglio nei riguardi dei figli è un meccanismo umano. Ciò che conta è prenderne atto ed evitarlo a tutti i costi.
Anche perché poi il passaggio immediatamente successivo è quello della negazione dei difetti dei propri figli. Che è poi il motivo per cui insegnanti di ogni classe scolastica si sentono dire dai genitori "ma scherza? mio figlio? non farebbe mai una cosa simile!".
Brutta notizia, genitore di merda: il mondo è pieno di coglioni, e non sono sempre "figli degli altri".
Questo stesso meccanismo perverso, sia che si tratti di orgoglio fondato sia che imputridisca tanto da diventare orgoglio mal riposto, è il medesimo che porta molti (troppi) ad avere continuo bisogno di nuovi personaggi da assurgere a eroi. Che non diventano tali per meriti sul campo punto e basta, bensì perché comodamente riconducibili a bandiere che, spesso e volentieri, loro stessi non hanno alcun interesse a sventolare.
So già che qualche idiota ora partirà con "ahhhhh, quindi stai dicendo che Drusilla non ha alcun talento ma l'hanno chiamata ugualmente solo perché drag queen!?" No, depensante totale. A parte che non è tecnicamente una drag queen (dopo su questo ci torniamo) ma comunque Drusilla È BRAVA, HA TALENTO, esattamente come lo è Platinette che vediamo in tv da decenni e la cui ironia e intelligenza sono assolutamente paragonabili a quelli di Drusilla. Il problema è che attorno a questa è stata preventivamente messa in atto un'operazione d'incensamento che non ha nulla a che vedere col suo talento. Drusilla per una parte preoccupante non solo di pubblico ma anche di influencer non è brava, DOVEVA ESSERLO a tutti i costi.
L'ossessione in tal senso si taglia col coltello.
Al netto del discutibilissimo pezzo di Zalone sulle trans (episodio di cui parlerò nel podcast Il Confessionale, tra qualche giorno) il pezzo sul virologo da parte del comico pugliese è stato GENIALE. A parere mio più divertente e ben costruito degli interventi di Drusilla. Beh, ci potrei giocare entrambe le palle che se avessi scritto QUESTA precisa frase su Facebook così, tranchant, mi avrebbero dato dell'omofobo o del transfobico, per giunta dicendo un'altra puttanata cosmica visto che Drusilla è un personaggio dell'attore Gianluca Gori. Non è "una trans" e volendo è appena inscrivibile - se proprio non si potesse fare a meno di categorizzarla - nell'etichetta drag queen.
Capite che siamo al paradosso più totale? Un personaggio, una finzione scenica che non per forza deve avere una qualche connessione reale con l'identità di genere o i gusti sessuali dell'attore dietro la maschera, diventa simbolo di una battaglia lgbt(etc).
Porca di quella troia, sono l'unico a vedere quanto sia patetico tutto questo e quanta ossessione si porti dietro?
Drusilla ieri avrebbe pure potuto cagare a spruzzo per un'ora sul palco di Sanremo, che - sicuro come la gravità - quelle stesse persone che mi sono incessantemente apparse in bacheca spellandosi le mani con continui "ma che forte, ma che brava, ma che mito, ORGOGLIO", ne avrebbero tessuto le lodi allo stesso modo.
ZERO senso dell'equilibrio, zero onestà intellettuale, zero capacità di discernere.
Io che non sono affetto da questo bias (da molti altri sì, per carità, ma da questo no) guardo l'esibizione scevro da questa necessità ansiogena di far nascere un eroe a tutti i costi.
Per questo rabbrividisco di fronte ai post che con voli pindarici cercano di ergere Drusilla a nuova paladina della comicità italiana targata lgbt(etc), per giunta inventando di sana pianta situazioni MAI avvenute.
Sì, mi riferisco alla gag che ha visto coinvolta anche Iva Zanicchi.
Parto da un presupposto, per trasparenza: come dissi una volta anche in merito ad altri influencer e giornalisti, per me non è un problema CHI dica le cose, mi interessa il contenuto e nient'altro. Ma non posso nascondere di essere molto dispiaciuto nel vedere una persona che stimavo come Selvaggia Lucarelli cadere nello stesso meccanismo di cui ho parlato poc'anzi, tanto quanto altri che non possono vantare nemmeno la metà del suo talento nello scrivere e della sua intelligenza.
Selvaggia l'ho stimata come professionista in passato, abbiamo avuto anche degli scambi di piacevoli conversazioni private e ho avuto enorme piacere nell'omaggiarla di qualche mio volume, per ringraziarla della condivisione di una mia Pillola alcuni anni fa. Mi sono permesso anche di chiederle consiglio e supporto per mie questioni personali perché ammiravo la sua forza nel combattere battaglie che condividevo e che condivido ancora oggi. Questo fa parte della mia Storia, non avrebbe senso negarlo.
Oggi però, al netto del fatto che a lei non freghi nulla e ci mancherebbe, non posso far finta di nulla di fronte a post come quello su Drusilla Vs Zanicchi. Perché in quel post Selvaggia mente. E lo fa in maniera pure stranamente "ingenua", visto che è lei stessa a pubblicare il video della gag. L'0perazione è talmente assurda che a volere a tutti i costi parlare di buona fede dovremmo pensare che non abbia visto la diretta in quel momento, e le sia stato raccontato tutto da qualcuno di cui si fida ciecamente. Poi abbia scritto il post sempre sulla fiducia, molto ingenuamente, e ora sia pentita della cosa. Al punto tale da non rispondere nel merito a chi nei commenti le fa notare che ha scritto una boiata. Cosa strana, dal momento in cui risponde praticamente sotto ogni post, ad almeno tre o quattro commenti, soprattutto ai detrattori (come facciamo tutti, intendiamoci). Stavolta no, alle 15:10 del 4 Febbraio nessuna risposta.
Qui sotto il post in questione:

Ebbene, lo scambio di battute (con buona probabilità preparato e non improvvisato, come tutto ciò che succede sul palco di Sanremo) non avviene così come riportato dalla giornalista. Ciò che veicola questo post, di certo involontariamente, sia mai, è che la Zanicchi abbia fatto una volgare battutina un po'... diciamo "sull'omofobo/transfobico/dragqueen-ofobo andante", e Drusilla abbia risposto per le rime, asfaltandola. Da lì, il sipario. Sipario soprattutto sulla Zanicchi, s'intende.
Peccato che la realtà sia ben diversa, e sia stata Iva Zanicchi per prima a dire "è colta", e solo dopo Drusilla lo abbia ripetuto con quel "colta, simpatica", agganciandosi a ciò che aveva già detto la cantante. Non dice di sua sponte "sono colta". NO. BUGIA!
Nessun sipario, nessuna velata omofobia. Una gag preparata tra due persone che nella realtà sono pure amiche, porca puttana. E non importa che chi scrive il post non dia esplicitamente dell'omofoba (o scegliete voi a questo punto il termine che preferite) alla Zanicchi. Non c'entra NULLA. Chi si occupa di comunicazione e lo fa da prima di me e meglio di me da anni dovrebbe sapere perfettamente quali sono i meccanismi psicologici che un post del genere fa scattare nei lettori.
Tant'è che il calderone mediatico è stato immediatamente alimentato, con fango gratuito sulla cantante che non aveva fatto nulla di male e si è vista spiattellata a destra e a manca come fosse il new villain del mondo lgbt(etc).
Esattamente come qualche genio dirà che lo sono io, ché non scrivo la sigla lgbt per intero.
Lo ribadisco: io alla buona fede di Selvaggia VOGLIO credere. Non la conosco bene come persona ma è meglio così perché altrimenti sarei stato ancora più in difficoltà a scrivere questo articolo. Ciò che però - a parer mio - dovrebbe chiedersi è "perché ho riportato una notizia falsa?". "Cosa mi ha spinto a farlo?". Soprattutto in un periodo storico dove non è concessa nemmeno una scoreggia al parco senza correre il rischio che qualcuno spunti da un cespuglio e ti accusi di "alludere ai culatoni" perché hai appena dato fiato al culo.
Questa cosa, al netto delle intenzioni, un giornalista non dovrebbe farla. Anzi, non la dovrebbe fare nessuno.
E se ho tirato in ballo il suo caso è semplicemente perché si tratta di un personaggio pubblico la cui influenza va ovviamente di pari passo con le conseguenze di ciò che scrive. L'esempio in questione non è importante in quanto "caso a sé", se non si fosse capito. Lo diventa nella fattispecie perché emblematico di un andazzo ormai insopportabile: post su post di "ma che brava!", "top!" e "ommioddio sto volando, ha appena sparato un porcone sul palco dell'Ariston!" (altra balla, ha detto "Dio Cristo" o forse addirittura non ha detto proprio nulla e ha farfugliato) mentre Amadeus si lasciava andare a un fintissimo "ah ah!". Vogliamo parlare di "mito assoluto che ha chiamato COSO Amadeus!!"? Cristo, è tutto finto, scienziati. È TUTTO FINTO.
Questa ossessiva acclamazione del simbolo, soprattutto quando - come in questo caso - simbolo non è ma lo si vuole far diventare a tutti i costi, è patetico, ossessivo e controproducente per la causa, che dopo un po' rompe i coglioni anche a chi la ritiene sacrosanta nei principi. E ultimo ma non meno importante (anzi) è ingiusto nei confronti dell'attore che forse, dico FORSE eh, vorrebbe essere considerato solo per la propria performance artistica e non come candidato premio nobel alla Carrà.
Voi, che non riusc